II DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO C – LUCA 9,28b-36
In quel tempo, 28b. Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.
Il Vangelo della seconda Domenica di Quaresima ci propone la trasfigurazione sul monte Tabor per ricordarci che il Cristo, che sta per patire fino all’obbrobrio della croce, è lo stesso Cristo Risorto che vive nella gloria del Padre.
Per comprendere il brano è necessario collocarlo nel contesto dei primi due annunci della passione.
Nella prima parte del versetto 28, infatti, si parla di “otto giorni dopo”. Gesù aveva dichiarato che per essere suoi discepoli è necessario rinnegare se stessi, prendere la propria croce e seguirlo. La croce rivela l’amore di Dio per l’uomo.
“Otto giorni dopo” Egli si trasfigura e non mostra un’altra realtà, ma la verità profonda della realtà: il Cristo glorioso che è Dio come il Padre.
Mentre il Battesimo al fiume Giordano anticipava l’inizio della missione di Gesù, la trasfigurazione anticipa il suo cammino verso il compimento della missione, che avverrà a Gerusalemme. È anche anticipazione della gloria del Risorto. In questo racconto, infatti, Luca usa gli stessi termini utilizzati nel racconto della risurrezione: le vesti sono sfolgoranti, i testimoni sono due (Mosè ed Elia sul Tabor, così come sono due gli angeli al sepolcro), come è riportato da Luca 24,4.