XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A – MATTEO 10, 37-42
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: 37. “Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; 38. chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
La liturgia ci propone il brano che continua il discorso missionario di Gesù. Ogni discepolo riceve la missione di andare ad annunciare ovunque il Vangelo, sapendo che incontrerà persecuzione e rifiuto. Solo il rapporto forte e fiducioso con il Padre è il sostegno che permette di essere fedeli al mandato missionario.
Dobbiamo essere “altri Gesù”, persone abitate da Colui che è morto e risorto per noi, persone che, conquistate dall’amore di Dio, non possono fare altro che seguirlo a costo di ogni cosa, anche a prezzo di lasciare i legami familiari più stretti, anche a prezzo del dolore che scaturisce dal prendere la croce quotidiana delle proprie debolezze, fragilità, inconsistenze, malattie.
“Prendere la croce”: espressione che nasce dal testo del profeta Ezechiele 9,4-6. Sulla fronte dei credenti veniva formato il segno del TAU, ad indicare l’appartenenza totale a Dio. Il TAU è la lettera dell’alfabeto ebraico che anticamente aveva la forma di croce.